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Diastasi dei retti addominali: valutazione, prevenzione e cura

L a diastasi dei retti addominali consiste nella separazione eccessiva della parte destra dalla parte sinistra del muscolo retto addominale, separati dalla linea mediana, estremamente sottile, resistente e poco elastica, che si sviluppa longitudinalmente da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino.  La resistenza muscolare della mediana, se da una parte rende molto difficile la sua rottura, dall’altra, quando questa avviene, non permette di tornare facilmente alle sue condizioni iniziali.
La diastasi addominale non è direttamente associata al parto cesareo, come comunemente si crede, ma dipende anche da altri fattori seppure la gestazione, con lo stiramento muscolare associato, ne è comunque una delle cause principali, considerando inoltre la pressione interna del feto e l’assetto di un nuovo equilibrio ormonale che favoriscono l’assottigliamento dei tessuti connettivi. Fisiologicamente parlando accade che, a non molta distanza dal parto, i tessuti connettivi siano rilassati. In condizioni ottimali, la separazione del muscolo retto addominale si risolve in un range di tempo che intercorre dalle prime otto settimane ai successivi sei mesi dopo il parto. Accade però che l’addome rimanga rilassato anche dopo questo lasso di tempo e se si gonfia in maniera esagerata dopo ogni pasto, se non migliora nonostante attività fisica costante o se è presente un’ernia ombelicale, è probabile che si sia in presenza di una diastasi addominale post-parto.
La diastasi che si verifica in gravidanza o dopo il parto può diventare un problema quando supera i 2 centimetri e, in base alla dimensione, viene classificata in:

  • diastasi di grado lieve, inferiore a 3 centimetri;
  • diastasi di grado moderato, tra i 3 e i 5 centimetri;
  • diastasi di grado severo, maggiore a 5 centimetri.

La diastasi è presente nel 66% delle donne nel terzo trimestre della gravidanza e continua, persistente, nel 30% delle donne dopo il parto. La percentuale rischia di aumentare tra i soggetti già a rischio nelle gravidanze successive e nelle gemellari, così come aumenta l’entità della diastasi e del danno parietale.

 

Cause ascrivibili e sintomi riconoscibili

 

La causa di questa separazione muscolare durante la gravidanza non è prevedibile, ma sono stati comunque rilevati dei fattori di rischio principali:

  • l’età della gestante superiore ai 35 anni;
  • il feto con un peso elevato;
  • la gravidanza gemellare;
  • altre gravidanze precedenti.

E alcuni fattori di rischio o cause secondarie:

  • indebolimento muscolare;
  • obesità;
  • età avanzata;
  • eccessiva attività fisica;
  • altre malattie che provocano conati intensi di vomito;
  • tosse cronica.

 

In alcuni individui una predisposizione alla diastasi o una diastasi iniziale è presente dalla nascita. Nei bambini, per esempio, è piuttosto frequente ma tende a risolversi spontaneamente nei primi anni di vita. In qualche caso, durante la gravidanza, potrebbe essere possibile diminuire il rischio di comparsa della diastasi dei muscoli retti addominali attraverso alcuni semplici accorgimenti:

  • attenzione alla postura correggendo posizioni errate, anche quando si cammina;
  • sedersi nel modo giusto con schiena dritta ed piedi ben appoggiati a terra;
  • sotto il controllo di un fisioterapista eseguire una moderata attività fisica senza sforzi eccessivi e con determinati esercizi per attivare e rinforzare la parete addominale;
  • eseguire degli esercizi per potenziare ed allenare i muscoli del pavimento pelvico;
  • evitare la ginnastica hipopressiva integrale, non indicata durante la gravidanza.

Anche se considerata da molti una patologia innocua o solamente estetica, le conseguenze che la diastasi provoca, non sono assolutamente da sottovalutare poiché provoca importanti alterazioni nella meccanica del bacino e quindi problemi anche alla schiena. Inoltre, considerando che la funzione principale di questi muscoli è di contenere gli organi addominali, si possono avere ernie, soprattutto ombelicali, in quanto tali organi non incontrano più una certa resistenza.

 

I sintomi che la diastasi addominale può quindi provocare sono:

 

  • dolori alla schiena che si affatica più del normale a causa dell’instabilità della colonna o sensazione che sia debole e affaticata;
  • dolori alle anche e al bacino;
  • Incontinenza;
  • Ernia;
  • Gonfiore;
  • Nausea;
  • difficoltà digestive;
  • difficoltà respiratorie;
  • peristalsi molto evidente a occhio nudo;
  • postura da iperlordosi;
  • senso di pesantezza al pavimento pelvico.

 

Come prendersi cura di sé nel modo più corretto

 

Non bisogna mai dimenticare che la diastasi addominale rientra in un quadro più ampio di malattia, e se non curata, potrebbe portare all’insorgere di altre problematiche associate. Fondamentale, una volta riscontrata la presenza di diastasi addominale, è valutare con precisione la reale distanza tra i muscoli. Esistono diversi accorgimenti che aiutano la futura mamma a fare prevenzione rispetto a questa fastidiosa condizione patologica che si verifica dopo il parto.
È importante prestare attenzione alla postura quando si sta sedute, sdraiate o durante il cammino. Sono preferibili posizioni comode e che evitino di sollecitare la formazione di diastasi addominale. È consigliato evitare di compiere sforzi.
Quando ci si alza dal letto, è indicato mettersi sul lato sollevandosi con la forza delle braccia e non alzarsi dalla posizione supina andando a sollecitare schiena e addome.
Compiere sforzi eccessivi può stressare la fascia addominale, indebolendola maggiormente.
È indicato eseguire esercizi per preparare il pavimento pelvico al parto con l’ausilio di un’ostetrica specializzata.
Anche l’alimentazione è cruciale poiché attraverso una dieta alimentare è possibile controllare il peso che potrebbe o meno gravare sulla tonicità ed elasticità muscolare. L’attività fisica per rinforzare i muscoli addominali non serve a migliorare la diastasi addominale, ma può peggiorare e portare a un’ipertrofia dei muscoli che già lavorano male.
Assolutamente sconsigliato l’utilizzo di indumenti che “costringano” la parte lesa e vadano ad agire negativamente su una superfice muscolare già di gran lunga danneggiata ( come panciere o intimo stringente).
Se in casi molto gravi di diastasi, il ricorso alla chirurgia sembrerebbe l’unica soluzione, ora sappiamo che una valutazione e un potenziamento/ allenamento del muscolo e del pavimento pelvico può certamente produrre immensi benefici.

Teresa Mastrota, Ostetrica dal 2012, ha intrapreso da subito l’attività di libero professionista operando a sostegno del benessere femminile dalla pubertà alla menopausa, delle famiglie con assistenza a gravidanze fisiologiche, travagli, puerperi e del neonato fino al primo anno di vita in tutto il territorio calabrese. Dal 2016 si è specializzata in rieducazione e riabilitazione perineale presso l’università Luigi Vanvitelli di Napoli.