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Cos’è la PMA e come l’alimentazione può contribuire alla sua riuscita?

L a procreazione medicalmente assistita (PMA), comunemente detta “fecondazione artificiale”, è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie, nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati.

La PMA si avvale di diversi tipi di tecniche che comportano la manipolazione di ovociti, spermatozoi o embrioni nell’ambito di un trattamento finalizzato a realizzare una gravidanza. Queste metodiche sono rappresentate da diverse opzioni terapeutiche suddivise in tecniche di I, II e III livello in base alla complessità e al grado di invasività tecnica che le caratterizza:

  • metodiche di I livello sono semplici e poco invasive e caratterizzate dal fatto che la fecondazione si realizza all’interno dell’apparato genitale femminile
  • tecniche di II e III livello sono invece più complesse e invasive e prevedono che la fecondazione avvenga in vitro.

Fino a poco tempo fa l’alimentazione veniva spesso trascurata in alcuni campi dove invece si sta rivelando sempre più importante, fra cui quello della fecondazione assistita. Dagli studi diventa sempre più evidente infatti che la dieta è determinante per la buona riuscita di questo percorso

 

Procreazione medicalmente assistita ( PMA ) e alimentazione

 

Sempre più evidenze scientifiche mostrano un legame tra alimentazione e fertilità, determinate scelte alimentari possono influenzare infatti positivamente sia la ricerca naturale di una gravidanza, sia la ricerca attraverso un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), diminuendo spesso anche il tempo necessario per il raggiungimento della gravidanza.

Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Iolanda Frangella, biologa nutrizionista che da anni si occupa di alimentazione al femminile: supportando le donne tramite un corretto piano alimentare che le  aiuti a risolvere tutte quelle problematiche ormonali e/o nella ricerca di una gravidanza. Ha recentemente conseguito un Master di II livello dell’Università Sapienza di Roma in Biologia della Nutrizione per la riproduzione umana, con una formazione in struttura di procreazione medicalmente assistita.

 

 

Ma la dieta come può influire in un percorso di PMA?

 

La dieta va innanzitutto adeguata al caso specifico e potrebbe avere tra gli obiettivi quelli di:
– lavorare sull’infiammazione
– migliorare l’equilibrio glicemico, eventuale insulino – resistenza
– migliorare la salute dell’intestino, il cui microbiota è importante per la salute del microbiota vaginale. Un intestino in salute non è soltanto quello che vede un transito normale ma andrà considerata eventuale presenza di gonfiore addominale, difficoltà digestive, continua necessità di compiere eruttazioni, nausea.
– aumentare o diminuire la massa grassa e non per una questione di semplice peso ma perché l’eccesso o il difetto può avere ripercussioni sull’equilibrio ormonale, sull’impianto e può rendere più facilmente gestibili alcune fasi del percorso.

 

 

Quindi ogni centro di fecondazione assistita ha nel team un* biolog* nutrizionista?

 

Numerosi centri includono tra il loro personale un nutrizionista esperto, il quale svolge un ruolo cruciale nel promuovere il miglioramento dello stato di salute e nella correzione di eventuali squilibri in preparazione alla PMA. Tuttavia, non tutti i centri dispongono di un esperto di nutrizione, sia esso un collaboratore interno o un consulente esterno. La mancanza di indicazione non significa però che non sia utile o necessario.

 

 

Come si svolge una visita nutrizionale effettuata durante un percorso di PMA o in in vista dello stesso?

 

Durante la prima visita vengono raccolti tutti i dati inerenti la storia clinica della paziente, il suo stile di vita, eventuali percorsi già effettuati, terapie e risposta agli stessi. E’ importante portare in visita le ultime analisi eseguite e tutto ciò che possa essere utile per avere un quadro completo. Viene effettuata un’analisi bioimpedenziometrica per valutare la composizione corporea e un’attenta anamnesi alimentare per indagare le abitudini alimentari e comprendere come elaborare un piano nutrizionale che possa essere quanto più personalizzato in base ai tempi e alla specifica fase, attuale o futura, del percorso di PMA.

 

 

Dal punto di vista alimentare, qual è la difficoltà più frequente che viene rilevata?

 

Direi che la maggior parte delle pazienti che arriva in visita è incredula quando spiego l’importanza dell’assunzione dei grassi, soprattutto in questi percorsi.
Tutte fanno attenzione a quanto olio consumano ad esempio, ignorando che i grassi siano fondamentali per la crescita dei follicoli, per la maturazione e ovulazione.
La giusta quantità di grassi ma anche di zuccheri è fondamentale. Molte pazienti riportano di non consumare cibo spazzatura ma questo non è sempre sufficiente in questo ambito e mangiare in modo sano non equivale a garantire tutti i macro e micronutrienti fondamentali per garantire la gravidanza.

 

Come può cambiare la dieta nelle varie fasi di un percorso di PMA?

 

Le fasi di un percorso di PMA sono quella di stimolazione, pick-up, il post- pick up, il transfer e il post transfer.
Nella fase di stimolazione e pick-up lo scopo è quello di supportare la crescita follicolare e ridurre eventuali fastidi indotti dalle terapie come gonfiore, mal di testa, stanchezza, variazioni dell’alvo.
Dopo il pick-up sarà importante ripristinare le condizioni fisiologiche e successivamente prepararsi al trasferimento dell’embrione.
Questo avverrà grazie ad un piano nutrizionale che abbia caratteristiche anti-infiammatorie, con alimenti antiossidanti e che supportino il microcircolo e la crescita endometriale.
Successivamente all’impianto, la dieta dovrà adottare tutte le cautele per eventuale gravidanza.

E’ importante sottolineare che prima di iniziare un percorso di PMA ci si può preparare al meglio, grazie ad un piano nutrizionale che punti ad ottimizzare l’equilibrio ormonale, gestire l’equilibrio glicemico e supportare le funzioni di detossificazione epatica e l’equilibrio intestinale. Sarebbe consigliabile iniziare un percorso nutrizionale 3 mesi prima di iniziare il percorso di PMA, poiché lo sviluppo di un follicolo richiede un tempo di 3 mesi circa. Per la preparazione al transfer i tempi possono essere più brevi ma molto dipenderà dal caso.

 

PMA in Italia

 

Dal primo gennaio 2024 la procreazione medicalmente assistita (Pma) entrerà nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero quelle prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con il fine di garantire uniformità nell’accesso al diritto su tutto il territorio nazionale.

Nel dettaglio, fa sapere il ministero della Salute, le coppie non pagheranno nulla per l’omologa mentre per l’eterologa il costo del ticket sarà deciso dalle singole Regioni, indicativamente intorno ai 1.500 euro. Attualmente in Italia ci sono circa 350 centri che si occupano di procreazione medicalmente assistita. Queste strutture, sia pubbliche che private, svolgono diversi trattamenti, che vanno dall’inseminazione intrauterina (tecniche di I livello) alla fecondazione in vitro e comprendono anche altre procedure più sofisticate, come il prelievo chirurgico degli spermatozoi (tecniche di II e III livello).

 

 

 

 

Giornalista ed imprenditrice, esperta in tematiche riguardanti gli stereotipi di genere nella medicina. Titolare del centro Io Calabria e Direttrice di Io Calabria Magazine