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Il romanticismo non è amore: il rapporto choc di Save the Children

S e l’idea che abbiamo dell’amore è quella del romanticismo letterario, (in sintesi) nell’esplorazione dell’irrazionale, ovvero un “modo proprio di sentire” i sentimenti, la follia, il sogno, le visioni, le battaglie, possiamo allora affermare che non abbiamo ancora concepito l’amore (verso tutti) come un’opportunità per promuovere altri modelli amorosi che non si basino su lotte di potere per dominare o sottomettere.

Save the Children in collaborazione con Ipsos ha condotto un sondaggio sulla violenza di genere che coinvolge una fascia inedita della popolazione: adolescenti tra i 14 e i 18 anni. Quello che emerge è che non siamo stati capaci di innescare un cambiamento sociale, culturale, economico e sentimentale. Il 30% degli adolescenti sostiene che la gelosia è un segno di amore. Quasi 1 adolescente su 5 pensa possa succedere che in una relazione intima scappi uno schiaffo ogni tanto, e in effetti, quando si passa dalle opinioni alle esperienze, il 19% di chi ha o ha avuto una relazione intima, dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti, come schiaffi, pugni, spinte o lanci di oggetti.

L’idea dell’amore oggi, nel 2024, quindi si basa ancora sulla proprietà privata, sulla violenza come strumento per risolvere i problemi, i ruoli femminili e maschili vertono sulla fragilità di alcuni e sulla brutalità di altri. Possiamo affermare di conseguenza, che ad oggi non abbiamo né imparato né insegnato a destrutturare miti amorosi, a liberarci dalle imposizioni di genere, a dialogare, a godere delle persone che con cui siamo in relazione, a unirci e separarci in libertà, a trattarci con rispetto e tenerezza, ad assimilare le perdite, a costruire sane relazioni.

 

Cosa emerge dal rapporto “Le Ragazze Stanno Bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza

 

 

 

 

Nella vita degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Quanto sono normalizzati e accettati comportamenti violenti e di controllo nelle relazioni? Quanto pesano gli stereotipi di genere, anche negli ambienti digitali? Per rispondere a queste domande, alla vigilia di San Valentino Save the Children ha realizzato un’ indagine sulla violenza di genere in adolescenza realizzata in collaborazione con IPSOS e la campagna social #chiamalaVIOLENZA. L’obiettivo della campagna è quello di riflettere sulla normalizzazione di comportamenti violenti e di controllo, spesso “giustificati” come manifestazioni di gelosia e possessività, dando a questi comportamenti il giusto nome e identificandoli come forme di violenza o abuso.

Durante l’indagine si è indagato anche sulle forme di controllo o comportamenti violenti messi in atto o subiti nella coppia. Dal sondaggio emerge che il 65% di ragazze e ragazzi ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo. Tra questi atteggiamenti sono venute alla luce le seguenti richieste:

  • di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%);
  • di non uscire più con delle persone (40%);
  • di poter controllare i propri profili sui social (39%);
  • di non vestirsi in un determinato modo (32%);
  • fino al sentirsi dire, in un momento di difficoltà, che il partner avrebbe commesso un gesto estremo facendosi del male (25%).

Una percentuale simile di adolescenti, ovvero il 63% di chi ha o ha avuto una relazione, dichiara di aver commesso almeno uno di questi comportamenti di controllo nei confronti di altri. Riguardo i comportamenti violenti, il 52% degli adolescenti in coppia dichiara di averli subìti, almeno una volta. Tra questi rientrano:

  • essere chiamato con insistenza al telefono per sapere dove ci si trovava (34%);
  • essere oggetto di un linguaggio violento, con grida e insulti (29%);
  • essere ricattati per ottenere qualcosa che non si voleva fare (23%);
  • ricevere con insistenza la richiesta di foto intime (20%),
  • essere spaventato da atteggiamenti violenti (schiaffi, pugni, spinte, lancio di oggetti, 19%);
  • condividere foto intime con altri senza consenso (15%).

In questo caso, è il 47% a dichiarare di avere commesso, almeno una volta, questi comportamenti nei confronti del/lla partner.

 

Consenso, stereotipi di genere e condivisione di foto senza consenso

 

Come interpretano gli adolescenti il consenso al rapporto sessuale? Il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile, ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento, visto che poi il 36% ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e il 48% ritiene che in una relazione intima sia difficile dire di no ad un rapporto sessuale se richiesto dal/la partner.

Riguardo agli stereotipi di genere, il pianto, le capacità relazionali e di cura vengono chiaramente associate all’universo femminile. Quasi il 69% degli adolescenti pensa che le ragazze siano più predisposte a piangere dei ragazzi, il 64% che siano maggiormente in grado di esprimere le proprie emozioni, il 50% di prendersi cura in modo più attento delle persone. Il 39% degli adolescenti (maschi e femmine) ritiene che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione, la percentuale sale al 51% proprio tra le ragazze.

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. In questa dimensione sempre più onlife, il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse, una percentuale che sale al 40% tra chi ha avuto o è in una relazione. Altri dati preoccupanti, riguardano un adolescente su tre, cioè il 33%, riporta di aver ricevuto foto/video a sfondo sessuale da amici/che o conoscenti, e che 1 adolescente su 10 dichiara di aver condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito. L’11% di tutti gli intervistati ha dichiarato che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

 

Le proposte dei giovani: sensibilizzazione e educazione affettiva

 

Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione di Save the Children afferma: “In questo quadro, è molto importante cogliere l’attenzione e la voglia di approfondire queste tematiche che emerge dagli stessi ragazzi e ragazze per fare in modo che l’educazione alla affettività, alla sessualità e alle relazioni non violente divengano parte integrante di tutti i percorsi di crescita, con un forte impegno – come gli stessi ragazzi interpellati indicano – anche nella formazione delle figure adulte di riferimento, a partire dai docenti. È allo stesso tempo necessario diffondere a tappeto la conoscenza dei percorsi e degli strumenti di aiuto, a partire dal numero verde 1522, e promuovere nelle scuole punti di ascolto e di orientamento. È indispensabile un impegno sistematico e organico del quale gli adolescenti possano sentirsi protagonisti”.

Se quelli mostrati fino ad ora sono evidenze preoccupanti e da non sottovalutare, dall’indagine condotta, si notano anche aspetti positivi, primo fra tutti l’aumento di interesse dai parte degli adolescenti verso le tematiche di genere. Il 58% degli adolescenti dichiara che negli ultimi tempi è diventato più sensibile ai temi di genere e il 43% ritiene che sarebbe utile uno sportello psicologico a scuola per sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Per quanto riguarda gli altri strumenti che la scuola può introdurre per sensibilizzare i ragazzi/e sulla violenza di genere, gli adolescenti indicano anche la formazione docenti in modo che siano in grado di intercettare/cogliere i segnali (40%); l’educazione sulle varie forme di violenza, le radici e le conseguenze (39%); l’educazione sessuale ed affettiva dalle scuole medie (32%). Dall’indagine condotta e dalle opinioni degli adolescenti, è evidente come sia sempre più necessario coinvolgere i giovani nel Piano nazionale antiviolenza e introdurre percorsi di educazione all’affettività nelle scuole.

 

Fonte articolo: https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/le-ragazze-stanno-bene_1.pdf

 

 

Giornalista ed imprenditrice, esperta in tematiche riguardanti gli stereotipi di genere nella medicina. Titolare del centro Io Calabria e Direttrice di Io Calabria Magazine