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Vestibolite vulvare: cos’è?

L a vestibolite vulvare, nota anche come vestibolodinia o adenite vestibolare, consiste in una infiammazione dei tessuti posti attorno all’accesso vaginale, ossia il vestibolo. Tale disturbo è considerato un sottotipo di vulvodinia, caratterizzata da dolore acuto al tatto durante un rapporto sessuale o l’inserimento dei tamponi, ma anche indolenzimento alla pressione e arrossamento localizzati sul vestibolo vulvare.

 

Una vestibolite trascurata o ignorata nel tempo può portare a vaginismo

 

Il sempre più crescente aumento dell’interesse per la vestibolite ha portato a nuove ricerche, che hanno identificato in tale disturbo non una malattia, ma un sintomo per differenti patologie o condizioni. In particolare, le cause della vestibolite possono interessare l’iperattività dei mastociti, ossia delle cellule del sistema immunitario, che provocano uno stato infiammatorio molto lungo, igiene intima scarsa o errata e scompenso ormonale. Questa condizione può essere anche una conseguenza di una malformazione fisica, di spasmi dei muscoli pelvici e di infezioni croniche non debitamente curate.

 

Quali sono i sintomi della vestibolite vulvare?

 

I sintomi caratterististici sono sostanzialmente tre:
• Il bruciore e il dolore vulvovaginale
• I’arrossamento (eritema) vaginale
• Il dolore ai rapporti (dispaurenia)

Il bruciore, viene riferito dalle pazienti, come un sintomo sempre presente. Alcune lo descrivono come una sensazione di “ferro rovente”, altre come una sensazione di punture di spillo, altre affermano di avvertire dei taglietti. Al bruciore si associa anche il dolore, che nelle fasi iniziali, è presente solo se si toccano o premono alcune zone del vestibolo vaginale. Se immaginiamo il vestibolo come un quadrante di un orologio, la pressione, o anche il semplice sfioramento con un cotton fioc (test del cotton fioc o swab test), sui punti alle ore 5 e alle ore 7, è sufficiente a scatenare un dolore forte, esagerato rispetto all’entità dello stimolo. L’arrossamento (eritema), che la paziente può osservare anche da sola con l’aiuto di uno specchio, è di intensità variabile, in alcuni casi può anche non essere presente e, in genere, si manifesta come un rossore che può interessare tutta l’area del vestibolo, o solo alcune parti.
Il dolore è presente ai rapporti (dispaurenia) e si manifesta in occasione di qualsiasi tipo di penetrazione vaginale che può essere l’introduzione di un assorbente interno, la visita ginecologica, le manovre dei preliminari, ecc.

 

Quali sono le cause?

 

Sono state identificate almeno una dozzina di cause diverse che possono essere alla base della vestibolite vulvare, le più comuni delle quali sono:

• Vestibolite atrofica, a sua volta provocata da: pillola contraccettiva, rimozione chirurgica delle ovaie, chemioterapia per tumore al seno, trattamenti ormonali e menopausa; alterata risposta del sistema immunitario a una causa scatenante (per lo più di natura infettiva). Tale alterata risposta è dovuta alla presenza di cellule che fanno parte del sistema immunitario: i mastociti. Normalmente essi partecipano alla difesa dalle infezioni, ma se danno una risposta alterata, liberano sostanze, come le “chinine” e l’istamina, che sono causa esse stesse di dolore ed inoltre portano a una neoformazione di neuroni e dendriti (cioè cellule nervose e loro radici) di tipo sensitivo, accentuando così la percezione del dolore: il dolore, da sintomo, diventa malattia;

• Disfunzione del pavimento pelvico, dove i muscoli che circondano il vestibolo sono tesi e sensibili, con vulva gonfia e vaginismo;

• La vaginite può anche essere causata da uno scompenso ormonale e dalla vaginite infiammatoria con desquamazione, caratterizzata da perdite giallastre; dermatite vulvare, molte condizioni dermatologiche della vulva possono causare dolore al vestibolo vulvare.

• La malattia più comune è il lichen sclerosus, seguito dal lichen planus; contatto con allergeni e sostanze irritanti. Le donne sono esposte ogni giorno a numerosi prodotti chimici che possono irritare la vulva o il pH interno. Persino il sapone più dolce contiene profumi, coloranti e conservanti. Carta igienica, assorbenti, tamponi, tutto contiene prodotti chimici. Chi soffre di tale disturbo dovrebbe prestare molta attenzione persino ai detersivi per la lavatrice e agli ammorbidenti.

 

Come si diagnostica la vestibolite vulvare?

 

Sarà opportuno affrontare la diagnosi con un approccio multidisciplinare, che prevede cioè il coinvolgimento di diverse figure professionali.
È necessario prima di tutto escludere:
• Infezioni vulvovaginali: Candida, germi comuni, Herpes, HPV, ecc.
• Malattie dermatologiche: Lichen sclerosus, lichen planum, condilomi ecc.
• Tumori vulvari.
• Lesioni neurologiche: Cisti del nervo pudendo (di Tarlov), esiti post-traumatici del nervo pudendo (Sindrome del canale di Alcok), ecc.
• Malattie di pertinenza urologica.

L’approccio multidisciplinare è fondamentale perché questo tipo di malattia non coinvolge solo un organo, ma diversi organi, ed è quindi la via più giusta per affrontare con successo questa malattia.
La diagnosi di vestibolite vulvare si effettua attraverso una accurata anamnesi effettuata da un’ostetrica specializzata, sul come sono insorti i disturbi, su eventuali problemi legati alla defecazione (ipertono muscolare) e, quindi, con accurata ispezione della vulva, al fine di evidenziare il rossore localizzato sul vestibolo. Durante la visita ostetrica si devono escludere altre patologie che possono provocare dolore alla zona interessata come l’herpes genitale, le distrofie vulvari ed eventuali malformazioni congenite o acquisite. La diagnosi è confermata in presenza di aumento della sensibilità alla pressione e al tocco sulla vulva.

 

Come si cura la vestibolite vulvare?

 

La riabilitazione della muscolatura del pavimento pelvico è di fondamentale importanza. Include manipolazioni, esercizi terapeutici, la discussione delle misure igienico comportamentali e in casi selezionati l’utilizzo del biofeedback e dell’elettrostimolazione con funzione antalgica. L’obiettivo del trattamento di riabilitazione del pavimento pelvico consiste nel normalizzare il tono muscolare e aumentare l’elasticità dei tessuti, desensibilizzare l’area vestibolare consigliando anche opportuni prodotti naturali.

Tra questi anche il trattamento Caress Flow può essere di aiuto. Tramite l’erogazione di OSSIGENO MOLECOLARE e ACIDO IALURONICO è in grado di diffondersi con facilità attraverso la mucosa vaginale, contrastando la situazione di ipossia generata dalla riduzione del microcircolo e riattivando le funzioni metaboliche delle cellule.
Esso ha le seguenti proprietà:
• Riattiva la microcircolazione favorendo la neoangiogenesi.
• Favorisce la rigenerazione dei tessuti.
• Stimola il turnover cellulare migliorando il trofismo e l’elasticità tessutale.
• Agisce come battericida anaerobico e antinfiammatorio, favorendo lo smaltimento delle sostanze mediatrici del dolore e dell’infiammazione (istamina, prostaglandine, serotonina) e previene l’adesione all’epitelio vaginale di quelle sostanze che determinano la cascata infiammatoria.

 

Prevenzione e consigli utili

 

È necessaria e di fondamentale importanza la correzione dei fattori di rischio e delle abitudini sbagliate, oltre all’adozione di alcuni accorgimenti, come:

• Prevenire le recidive delle vaginiti da candida, gardnerella, escherichia coli, HPV ecc. che si verificano più frequentemente dopo l’assunzione di antibiotici o se ci sono problemi di stipsi cronica.
• Evitare i rapporti e qualsiasi altro tipo di penetrazione finché non si elimina l’infiammazione, per evitare che i microtraumi impediscano il processo di guarigione.

• Regolarizzare la funzione intestinale, mangiando fibre, bevendo almeno due litri di acqua oligominerale al giorno, introducendo fermenti lattici.

• Fare una corretta igiene intima, solo con i prodotti consigliati e specifici dal ginecologo, e se non li tollerate usate solo acqua.

• Seguire una corretta alimentazione, evitando gli zuccheri semplici e gli amidi e gli ossalati, fino a che non passa l’infiammazione. L’uso eccessivo di zuccheri semplici (dolci) e lieviti (pane, pizza) poca verdura e poca frutta, l’abitudine di bere poco, predispongono alle recidive delle vaginiti specie da candida, e cistiti. Sono da evitare anche gli alimenti ricchi di ossalati (cioccolato, fragole, spinaci, melanzane, mirtilli, arachidi, sedano ecc.) che in alte concentrazioni precipitano nelle urine sotto forma di cristalli e accentuano il sintomo bruciore.

• Utilizzare biancheria di cotone, assorbenti solo esterni in cotone, no agli indumenti stretti e attillati, se possibile evitate i pantaloni, non utilizzate biancheria intima sintetica e stretta (perizoma), che favoriscono i microtraumi e impediscono una normale traspirazione facilitando l’insorgenza di processi infiammatori.

• Evitare le attività sportive che traumatizzano la mucosa vaginale, come bicicletta, cyclette e spinning.

Teresa Mastrota, Ostetrica dal 2012, ha intrapreso da subito l’attività di libero professionista operando a sostegno del benessere femminile dalla pubertà alla menopausa, delle famiglie con assistenza a gravidanze fisiologiche, travagli, puerperi e del neonato fino al primo anno di vita in tutto il territorio calabrese. Dal 2016 si è specializzata in rieducazione e riabilitazione perineale presso l’università Luigi Vanvitelli di Napoli.