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Ciao uomini che odiano le donne. Gli Incel sono fra noi

Ciao Paola, sono C. ti scrivo per raccontarti una spiacevolissima vicenda: a fine settembre ho girato un spot per un’azienda di vendita di vestiti usati (Vinted), il quale sta andando in onda ora su quasi tutte le reti tra cui canale 5, la rai, sky, … Pochi giorni fa un’amica, la quale non ha i social, mi contatta dicendo che cercando online questo spot per vederlo, digitando “Spot Vinted 2021” come quarta ricerca di google viene a conoscenza di questo forum chiamato I Rami Spogli e il titolo dell’argomento in questione è “le strafighe degli spot Vinted”. Qui seguono una serie di commenti sessisti, razzisti e di scarsissimo livello da parte di utenti anonimi (tutti uomini) che liberamente esprimono la loro squallida opinione parlando di queste donne classificandole e dando dei voti come se fossero merce da supermercato. Molti argomenti di questo forum hanno titoli come “il bestiario femminile”, ecc… Allego gli screenshot di questo scempio. Nella speranza che si possa portare alla luce l’ennesimo passo verso un punto di non ritorno.Una donna ferita e delusa da un mondo che manca d’amore.

 

 

Di chi è vittima C. e tutte le ragazze che hanno partecipato allo spot? Degli Incel. Vediamo chi sono e come agiscono

 

Gli Incel, termine di derivazione anglosassone, sta per involuntary celibates, come ricorda l’Urban Dictionary. Sono un gruppo di maschi che agisc

e e parla in rappresentanza di tutti quegli uomini che non hanno successo con le donne e subiscono continui rifiuti da parte loro. Sostengono che le cause del loro insuccesso siano dovute ad una scarsa prestanza fisica, a non adeguate risorse economiche e ad uno status sociale non brillante. Secondo gli Incel, le donne preferirebbero uomini belli, ricchi e con una posizione sociale di prestigio. Essi sostengono che la causa primaria dei loro problemi con le donne derivi dal femminismo, che ha liberato le donne dai tabù e dalla schiavitù della disparità di genere, dando loro l’opportunità di poter scegliere il partner più adeguato. Se il femminismo e tutti i movimenti di liberazione delle donne non vi fossero stati, gli incel avrebbero potuto continuare ad agire indisturbati, “conquistando” tutte le donne che avrebbero voluto perché loro, le donne, non avrebbero mai potuto ribellarsi al volere incontrastato e inopinabile dell’uomo.

“Ciò che li accomuna è la costruzione di un sé identitario nel quale confluisce l’insicurezza nelle relazioni con il mondo esterno”, spiega a WIRED, Giovanna Vingelli, docente di Sociologia all’Università della Calabria (e autrice dello studio Antifemminismo online, I Men’s Rights Activists in Italia) e aggiunge: “Questa insicurezza si basa sia su una percezione di non avere alcuna possibilità di trovare una partner a causa di ‘limiti’ fisici (non essere sufficientemente attraenti, o troppo timidi) e/o fragilità psicologiche, ma simultaneamente anche sulla colpevolizzazione delle donne, che non offrirebbero loro alcuna opportunità” .Un vittimismo portato all’estremo quindi, che gli Incel sfogano nell’odio verso le donne, che – prosegue la sociologa – questi soggetti giudicano manipolatrici, sfruttatrici, irrazionali ed esclusivamente proiettate ad accoppiarsi con gli uomini alfa. Secondo la loro mentalità, le uniche cose che riuscirebbe a renderli attraenti sono denaro e successo. Ovviamente non è possibile giustificare gli Incel come semplici ragazzini misogini: la loro rabbia e il loro odio derivano da una buia condizione di solitudine, che non fa altro che indurli ad un’ermetica chiusura dentro quelli che percepiscono come luoghi sicuri, in cui sentono di essere accettati perché popolati da propri simili. Uno spazio in cui rafforzano convinzioni e fanatismi tramite il supporto condiviso, come ad esempio il forum citato da C.

 

Gli Incel alimentano anche un altro fenomeno: lo Slut Shaming

 

Slut Shaming, letteralmente lo “stigma della sgualdrina”: far sentire una donna colpevole o inferiore per determinati comportamenti o desideri sessuali che si ritengono in contrasto con il proprio ideale femminile. Tutti i comportamenti che si discostano dalle comuni aspettative di genere, dai diktat sociali, morali, possono produrre Slut Shaming. Vestirsi in modo contrario all’abbigliamento socialmente “consentito”, avere numerosi partner sessuali, avere una sessualità fluida, cercare la contraccezione, ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza sono tutti esempi di come, ancora oggi, donna e sesso abbiano da portare con sé il peso di pregiudizi, stereotipi e costrizioni che impediscono di vivere liberamente la sessualità .

 

Quando le pubblicità servono lo Slut Shaming sul piatto d’argento

 

Il portale Minutebuzz dedica un lungo reportage alle pubblicità che mercificano il corpo delle donne e stila la classifica degli spot più sessisti della storia: ad esempio uno spot Bmw, che ha lo scopo di promuovere auto di seconda mano, lo fa con un manifesto raffigurante una ragazza molto carina e lo slogan: «Una Bmw di seconda mano è come una bella donna. Tu sai che non sei il primo, ma comunque provi piacere». Minutebuzz prosegue con lo spot della bevanda ceca Fernet Stock: un uomo stanco di ascoltare la fidanzata, apre il tappo che si trova sulle spalle della ragazza e la sgonfia come fosse un palloncino. E poi ancora la pubblicità della Vodka bulgara Flirt, appare ancora più volgare: la donna protagonista è palesemente raffigurata come oggetto sessuale, felicemente sottomessa e soddisfatta. Sul manifesto una bella ragazza, raffigurata con le ginocchia ferite. E lo spot recita: «Donne, il vostro uomo vi costringe a inginocchiarvi? Riportate al vostro rivenditore una cassa di bottiglie vuote di Vodka Flirt e vi regaleremo delle ginocchiere, così la prossima volta che vi chinate, non vi farete del male».

 

Perché è così facile che questi spazi pubblicitari veicolino questi messaggi?

 

Gli spazi pubblicitari vengono costruiti al fine di comunicare velocemente, in modo diretto ed efficace, il messaggio commerciale. Per questo motivo, presentano allo spettatore una visione della realtà semplificata e stereotipata, per la maggiore quella femminile. Secondo Adriano Zanacchi, esperto di comunicazione e pubblicità: “Per la pubblicità la donna deve essere sempre disponibile, anzi, deve dimostrarsi servile e subordinata. In pratica la pubblicità usa il corpo della donna come strumento di seduzione. Si può dire che la distorsione della figura femminile, operata dal sistema televisivo in generale, concorre con il suo fluire incessante ad alimentare una mentalità, un modo di pensare, in cui domina la svalutazione della donna. Ogni giorno le reti televisive italiane relegano la donna solamente al ruolo di casalinga o di seduttrice”.

Giornalista ed imprenditrice, esperta in tematiche riguardanti gli stereotipi di genere nella medicina. Titolare del centro Io Calabria e Direttrice di Io Calabria Magazine