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11 ottobre Giornata internazionale delle bambine

L’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonostante esistesse già una Giornata Internazionale della Donna, ha deciso nel lontano 2011 di istituire la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze per l’11 ottobre. Questo poiché l’otto marzo non si focalizzava abbastanza sull’importanza della particolare posizione di ragazze e bambine, del futuro del genere umano, che in molti paesi continuano a subire violenze, discriminazioni e soprusi sia per il genere di appartenenza che per la giovane età (e quindi la loro totale mancanza di tutele e di accesso ai diritti fondamentali).
Come tutte le proclamate Giornate Internazionali per minoranze o vittime di o anelli deboli della nostra società, anche la Giornata internazionale delle Bambine e delle Ragazze ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su specifici comportamenti introiettati e alienanti, della società stessa ( ovvero di coloro che l’opinione pubblica la compongono) sui diritti all’infanzia e alla rappresentanza partecipativa, su abusi perpetrati da sconosciuti o conoscenti o istituzioni, sugli ostacoli che molte delle nostre future donne, se abbastanza fortunate da arrivare all’età matura, sono costrette ad affrontare e che minano lo sviluppo globale.

 

“ Come stanno le bambine?” e altre splendidi quesiti

 

Com’è la situazione? Sostanzialmente, orribile. Negare l’accesso ai diritti fondamentali significa, per chiunque, spingere l’individuo verso il peggiore degli scenari, farlo con gli indifesi è un crimine senza grazia concessa. La scuola è considerata, nella predominante e civile concezione occidentale, uno dei primi approcci al mondo ma se nel mondo 1 bambino su 5 non va a scuola, non ha avuto l’opportunità di frequentarla o è stato costretto ad interromperla, la situazione peggiora con le bambine che, sotto il peso del gender gap, aumentano esponenzialmente per un totale, nel 2022, di 34,3 milioni di bambine che non hanno avuto accesso all’istruzione nonostante l’educazione accessibile sia da considerarsi come uno dei punti più importanti dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile perché stimola l’emancipazione delle giovani generazioni. Eppure soltanto il 66% dei Paesi del mondo ha raggiunto o sta per raggiungere la parità di istruzione tra maschi e femmine nella scuola primaria, quasi il 45% nella secondaria inferiore e solo il 25% in quella superiore. In particolar modo nelle zone di guerra o “arretrate”, le bambine devono convivere, tra le altre cose, con il concetto arcaico e denigratorio che l’istruzione sia un valore inutile quando, invece, potrebbe essere per loro un’ancora di salvezza considerando che per secondo l’ultimo report di Terre des Hommes e le ultime proiezioni del Fondo delle Nazioni Unite “se tutte le bambine dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia sud-occidentale riuscissero a completare il ciclo di istruzione primaria, i matrimoni precoci calerebbero del 14% e i parti precoci del 10%. Con la scuola secondaria i matrimoni precoci registrerebbero un -64% e le gravidanze -59%” .
Un’escalation terrificante di disastri che parte dai matrimoni precoci e coinvolge la sensibilizzazione su pubertà e salute riproduttiva, la protezione da gravidanze indesiderate, le malattie sessualmente trasmissibili e la violenza di genere. Inoltre la negazione all’autodeterminazione si riscontra ancora di più se calcoliamo i 200 milioni di giovani donne che hanno subito mutilazioni genitali e di cui ben 44 milioni sono bambine e ragazze con età inferiore ai 15 anni. Per renderci conto della gravità della situazione, stiamo parlando della quasi totalità delle donne tra i 15 e i 49 anni in Somalia e in Guinea, la stragrande maggioranza in Sierra Leone, Egitto, Eritrea e altre. Zone del corno d’Africa.

 

Questo anche perché il corpo femminile è soggetto alla volontà altrui e da altri posseduto e visto ancora come merce di scambio per matrimoni combinati e precoci e sono ben 21 milioni le ragazze tra i 15 e i 19 anni che rimangono incinta nei paesi in via di sviluppo, 2 milioni le bambine con meno di 15 anni. Gravidanze nate spesso da rapporti sessuali non consenzienti e che portano a conseguenze devastanti su corpi così giovani.

 

Continuando questa tutt’altro che rosea analisi su come le bambine vengano considerate una semplice proprietà, secondo l’ONU, sono circa 64 milioni le bambine e ragazze tra i 5 e i 17 anni sono costrette a lavorare nell’agricoltura, nei servizi e nell’industria fino a 64 ore a settimana. Per non parlare dell’agghiacciante percentuale di innocenti coinvolti nella tratta sessuale e nel contrabbando e spaccio di droghe. Il 70% delle vittime di tratta sono di sesso femminile e che tra il 2004 e il 2014 la quota di bambine e ragazze è raddoppiata, passando dal 10% al 20%. Si parla di sfruttamento sessuale, elemosina, industria pedo pornografica ed espianti forzati di organi. Uno dei fenomeni più spaventosi è quello che riguarda la tratta di ragazze fertili e giovani verso la Cina, dove c’è una grandissima prevalenza di uomini,quasi 70 milioni in più, e ha causato un aumento di matrimoni forzati tra uomini cinesi e ragazze rapite dai paesi confinanti. Alcuni arrivano a pagare anche 15 mila dollari per una sposa vietnamita.

 

Sempre nel 2022 le violenze sessuali sono aumentate del 27% in un anno e la Fondazione Terre des Hommes nel Dossier Indifesa-“La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023 denuncia come nel corso degli anni i reati a sfondo sessuale non sono solo aumentati ma lo squilibrio a danno del genere femminile in varie fattispecie di reato è da confermarsi non su una particolare fascia di età, reddito o appartenenza geografica ma sulla popolazione presa nel suo complesso, ovvero, per tutte le 1,1 miliardi di bambine.

 

 

Raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze

 

È questo l’obiettivo di sviluppo sostenibile numero cinque dell’Onu, ma la parità di genere attraverso l’amancipazione di donne e ragazza è un obiettivo che purtroppo deve essere considerato molto ambizioso, visti gli svantaggi e le discriminazioni a cui le bambine sono sottoposte ogni giorno ancora oggi, nel 2023.
Le condizioni in cui sono costrette a vivere queste bambine sono disumane.
«Se supportate in modo adeguato durante l’adolescenza, è per loro possibile diventare donne, lavoratrici, madri, imprenditrici, leader politiche indipendenti. Si tratta di un vero e proprio investimento sul futuro. Metà del mondo può essere così un partner alla pari nel trattare le questioni del cambiamento climatico, i conflitti politici, la crescita economica, la prevenzione delle malattie e la sostenibilità globale» ne confida l’Onu ma le donne non sono ancora considerate come la metà del mondo o alla pari della controparte maschile, figuriamoci esseri ancora più inermi come bambine e giovani ragazze.

 

Fonte e link utile Dossier – indifesa (terredeshommes.it)

 

Marta Maiolo nasce il 30/04/1990 . Originaria di Caulonia ,uno dei tanti paesini della Locride ,in provincia di Reggio Calabria . Dottoressa in Sc. Politiche presso l'Università della Calabria