Nel mondo occidentale moderno erano considerati dispositivi medici, usati per dare sollievo ai disturbi dell’umore della donna. L’idea era che la donna dovesse periodicamente spurgare i propri umori, altrimenti andava incontro a una condizione chiamata “isteria” (parola che deriva da quella greca che significa utero). Il primo momento di meccanizzazione del dildo arrivò solo con l’età vittoriana.
Il termine stesso “dildo”, più usato in assoluto, ha un’origine molto controversa. C’è chi dice possa provenire della parola italiana “diletto”, chi da un’unione del termini “dil” e “doul” che nell’inglese antico significavano “pene eretto”, chi da una ballata americana del 1600 intitolata “La cameriera si lamenta perchè vuole un dil doul”. La ballata va avanti per altre nove o dieci strofe, a riprova che l’amor carnale è sempre stato qualcosa di serio e ricercato, alla faccia dei moralisti odierni che vogliono farci credere che la sessualità sia un desiderio moderno
Il primo fu il manipulator, un vibratore che funzionava grazie a un motore a vapore e occupava due stanze. Nel 1883 arrivò il primo vibratore elettrico, quello di Joseph Granville, poi diventato famoso grazie al film “Hysteria”. I vibratori cominciarono a essere venduti al pubblico ai primi del Novecento, sempre come dispositivi medici e anche come massaggiatori per il corpo.Nella pubblicità dell’epoca si vedevano usati su collo, tempie e spalle, sebbene la loro forma ne suggerisse usi più ovvi.
Curiosità dal mondo
In soli trent’anni, arrivò la svolta. La medicina abbandonò la vecchia idea dell’isteria e il vibratore diventò chiaramente un giocattolo sessuale.Persino la medicina tradizionale cinese indicava la masturbazione come pratica innocua per le donne, ma dannosa per gli uomini in quanto si era convinti che, insieme al seme, si andasse a disperdere l’energia vitale. In altri paesi, come la Persia e l’India, delle varianti dei sex toys venivano invece utilizzate per rompere l’imene prima del primo rapporto matrimoniale per evitare che il sangue, considerato impuro, sporcasse il marito. I dildi tornarono definitivamente in auge con il Rinascimento, a partire dal Cinquecento. Se le forme rimanevano pressoché invariate, come d’altronde la parte anatomica da cui traevano ispirazione, i materiali invece cominciavano a evolversi: dalla fredda pietra, si passa al legno rivestito da stracci, cuoio o altro materiale resistente, come ad esempio i crini delle criniere dei cavalli. Per un lungo periodo i dildi vennero anche realizzati in ceramica e vetro: molto spesso erano cavi, con un tappo in fondo, in modo da poter essere riempiti di acqua calda e risultare così più confortevoli ed eccitanti . Negli anni, poi, si sono evoluti anche altri oggetti del piacere, come per esempio: cilindri in legno, gli attuali Cockring più o meno intorno al 300 d.C, palline vaginali o Geisha Balls nelle terre nipponiche nel 500 d.C o libri sul Bondage con descrizioni di frustini, anelli per capezzoli e strumenti di sottomissione. Ma la svolta arrivò nel 1902, anno in cui l’azienda Hamilton Beach iniziò a pubblicizzare lo stimolatore a batterie come un elettrodomestico qualsiasi e una donna poteva acquistarlo per la propria salute. Negli anni Settanta, epoca di liberazione sessuale, dildi e vibratori, diventarono oggetti da rivendicare quasi con orgoglio. In anni recenti, la normalizzazione dei sex toys è avvenuta grazie a libri, cinema e TV. Agli inizi del 2000 farà storia un episodio di Sex and the City, in cui una delle protagoniste, Charlotte, si appassiona al suo Rabbit Pearl, che diventerà così il sex toy più famoso del mondo. La singolare forma dipese dal fatto che in Giappone, dove era stato creato nel 1983, era vietato produrre oggetti che avessero le sembianze di un pene.
È imbarazzante possedere un coniglietto in casa?
Fino a non molto tempo fa a questi giocattoli è stata affidata una concezione tendenzialmente negativa. I giudizi negativi, complice soprattutto la disinformazione generale o le linee guida del Patriarcato (scegliete voi), infatti sono stati ampiamente supportati dall’industria pornografica che ha associato l’utilizzo del “Sex Toy” a “pratiche sessuali estreme”, “sporche” per gli anni in cui ci si trovava. Sicuramente tutto questo rappresentava qualcosa che in una qualsiasi famiglia “rispettabile” non doveva assolutamente trovarsi. Tuttavia nonostante gli innumerevoli tabù qualcosa sta cambiando in maniera positiva. Se nel passato i giocattoli sessuali rappresentavano qualcosa da nascondere, oggi possono essere al centro di discorsi tra amiche o sconosciuti, il fulcro di argomentazioni scientifiche e non … e anche motivo di vanto o qualcosa da esibire tra coloro i quali non provano vergogna sull’argomento. Esistono moltissimi negozi online e offline che si occupano sia di assistere i clienti nella scelta che si iniziare il neofita a questa nuova esperienza. Oggi le statistiche ci dicono che un’italiana su quattro possiede un giocattolo sessuale. Non sono poche, ma comunque sono quasi la metà di danesi e svedesi ma anche di tedesche, inglesi e americane. Non mancano le contraddizioni: basti pensare che, in alcuni Stati degli USA, la vendita di vibratori e giocattoli vari è tuttora illegale! Ormai non esistono più limiti per i materiali: il silicone rimane la grande scoperta degli anni Novanta, grazie al fatto di poter garantire la massima igiene e sterilizzazione con la semplice bollitura dell’oggetto. Ma ormai sono diffusi dildi in ogni materiale: dal metallo chirurgico per chi è allergico al silicone o al lattice, al vetro borosilicato (per intenderci, quello dei pirex di cucina, che vi permette di bollirli o lavarli in lavastoglie senza pensieri), fino a un ritorno ai primi materiali come legno e pietra per gli amanti dei materiali ecofriendly.
Un mercarto in crescita
Secondo l’ultimo rapporto di ricerca di mercato pubblicato della società di analisi e ricerca Technavio , il mercato mondiale dei giocattoli sessuali dovrebbe accelerare a un Cagr (Compound Annual Growth Rate, o tasso annuo di crescita composto) di quasi il 7% fino al 2021. La diffusione dei giocattoli sessuali e la loro«esposizione mediatica» sono tra i fattori chiave che determinano la crescita del mercato.Il rapporto di ricerca di Technavio intitolato “Global Sex Toys Market 2017-2021” fornisce un’analisi approfondita delle tendenze del mercato. Nel 2016, il segmento dei vibratori rappresentava il 17% del mercato globale, ma si prevede che raggiungerà il 24% entro il 2021, con una crescita annua di quasi il 2% delle quote di mercato. L’e-commerce guida il boom dei sex toys, un mercato da 15 miliardi di dollari (nel 2016) che in Italia è cresciuto del 40% in un anno. Secondo l’ultimo rapporto di Technavio dovrebbe superare i 29 miliardi di dollari entro il 2020-201. Statistic Brain, invece, rileva che i gadget vengono usati dal 23% degli adulti durante i rapporti intimi. «Il settore dei gadget per adulti è in piena espansione», ha spiegato Lynn Comella , docente della University of Nevada e autrice del libro “Vibrator Nation”. Anche in Italia il business è in forte crescita: i dati raccolti dalla piattaforma di e-commerce MySecretCase rilevano un incremento delle vendite del 40% rispetto al 2016. Pare che le coppie siano i maggior acquirenti: il tasso del 2017 afferma che rappresentano il 35% delle vendite, rispetto al trend 2014-2016 dove il valore è rimasto stabile al 25%. Milano si rivela la città più dinamica in termini di vendite con il 20%, seguita da Roma al 15% e Torino, al 5%. Inoltre, è stato accertato un boom nella vendita di sex toy in Italia (+148%) nell’anno dell’emergenza Covid e secondo i più rosei calcoli, la crescita si stanzia intorno 8% annuo . Insomma, almeno dal punto di vista del piacere, sia esso autonomo, di coppia o di gruppo, le prospettive ci fanno ben sperare…