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Perché spesso maschilismo e femminismo sono termini che nel linguaggio vengono utilizzati in maniera contrapposta?

Il femminismo e il maschilismo non sono uno il contrario dell’altro, non sono la squadra dei maschi contro quella delle femmine, che giocano sfidandosi a ruba bandiera. Giocano partite diverse e hanno obiettivi differenti. Facciamo un po’ di chiarezza analizzando le due terminologie.

 

Maschilismo significato

 

Deriva da maschile; dall’unione della parola maschio col suffisso -ismo
Secondo il vocabolario Treccani, “Termine, coniato sul modello di femminismo, usato per indicare polemicamente l’adesione a quei comportamenti e atteggiamenti (personali, sociali, culturali) con cui i maschi in genere, o alcuni di essi, esprimerebbero la convinzione di una propria superiorità nei confronti delle donne sul piano intellettuale, psicologico, biologico, ecc. e intenderebbero così giustificare la posizione di privilegio da loro occupata nella società e nella storia”.
Attenzione quindi: Il maschilismo, non è un movimento sociale, non ha fondamenta storiche e non è legato a nessuna ben identificata esigenza da parte dell’essere umano. Il maschilismo è un atteggiamento che si presenta in contesti sociali e privati e che si traduce in pratiche quotidiane basate sulla convinzione che gli uomini siamo superiori alle donne. I principi su cui si poggia questa tesi sono di carattere biologico, intellettuale, sociale e politico.

 

Femminismo significato

 

Derivazione del latino femĭna ‘femmina’
Secondo il vocabolario Treccani, “Movimento delle donne, le cui prime manifestazioni sono da ricercare nel tardo illuminismo e nella rivoluzione francese; nato per raggiungere la completa emancipazione della donna sul piano economico (ammissione a tutte le occupazioni), giuridico (piena uguaglianza di diritti civili) e politico (ammissione all’elettorato e all’eleggibilità), attualmente auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne”.
Attenzione: A differenza del maschilismo che è puramente un atteggiamento di supremazia verso le donne, il femminismo crede “nell’uguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi”, crede nella parità. Il femminismo intersezionale ritiene che le persone debbano avere pari diritti e dignità a prescindere dal genere, dall’etnia, dal culto, dalla provenienza. Pari diritti in ogni ambito: in campo giuridico ed economico, sociale e civile, pubblico e privato, personale e politico.

 

Perché il femminismo non è una lotta di supremazia verso l’uomo?

 

Spesso il femminismo viene presentato come un movimento volto al ribaltamento dei privilegi politici, sociali, giuridici, economici, civili e culturali di cui per secoli gli uomini hanno goduto. Partirebbe dagli stessi presupposti del maschilismo, per giungere alla conclusione che “le donne sono sempre e comunque migliori degli uomini”. Niente di più falso ovviamente!  Secondo questa logica, i privilegi non vengono annientati o rimossi: semplicemente passano di mano. Dalle mani maschili a quelle femminili, per dar vita a una nuova forma di oppressione di genere, portata avanti con la stessa consapevolezza e la stessa volontà. Questa rappresentazione del femminismo – che è errata e che non corrisponde per nulla a ciò che il femminismo è – rende il movimento dei diritti delle donne antipatico a molti. Soprattutto incompreso. Essere femministe dunque non significa odiare gli uomini perché in quel caso di parlerebbe di misandria, che altro non è se non una deriva degli ideali supportati dal movimento femminista. Il femminismo è un movimento finalizzato ad ottenere pari diritti per tutti i generi. Invece proclamare la superiorità (o inferiorità) delle donne e insultare e sminuire gli uomini in quanto tali non è una ricerca della parità e non è femminista. Ci sono donne che si nutrono dello stereotipo del sesso femminile debole e indifeso per accusare i maschi cattivi di ogni possibile colpa. Donne, uomini e persone di genere non binario coesistono: per ottenere un cambiamento positivo bisogna sensibilizzare tutti quanti ai problemi causati dalla discriminazione di genere, lavorare insieme, comunicare, ascoltarsi e supportarsi a vicenda. Questo predica il femminismo. Odiare gli uomini sarebbe decisamente insensato e contraddittorio.

<<C’è un equivoco fondamentale, alla base di molti femminismi e di come viene percepito il movimento femminista – scrive Giulia Blasi (scrittrice, conduttrice radiofonica e giornalista italiana specializzata in temi relativi alla condizione femminile e al femminismo). Il sistema cambia solo se il femminismo – non le donne, le donne non sempre sono sensibili al problema o hanno una visione d’insieme sul problema sistemico – entra nel dibattito pubblico, politico, filosofico con la dignità che gli compete, e non di striscio, per gentile concessione o perché questo è il suo momento. Il femminismo come pratica e sistema di pensiero, come critica più o meno radicale ai valori della nostra società e alle strozzature imposte dai ruoli di genere; come intersezione di ogni pensiero sull’oppressione patriarcale, che non riguarda solo le donne e anche fra le donne è soggetto a variazioni a seconda della classe sociale, dell’etnia, della cultura di appartenenza; come movimento progressista, con un occhio al futuro. Non mi interessa quante donne siedono in Parlamento, se quelle donne non sono portatrici di pensiero femminista. Non mi importa di quante donne occupano i posti al vertice dei consigli d’amministrazione, se la nostra società (e per estensione, il mondo del lavoro) continua a essere verticistico, improntato alla retorica del successo, della gloria individuale, del denaro come misura del valore delle persone. Non è rilevante che Giorgia Meloni sia a capo del suo partito, se lei si spende nel quotidiano per restaurare il genere di società che la rispedirebbe direttamente in cucina. Anche se lei forse pensa di no. Le bionde di destra pensano sempre di essere al riparo dalle angherie che infliggono alle altre. Il femminismo non ci serve a darci la spinta per combattere nel mondo dei maschi, ma per smantellarlo, pezzo dopo pezzo, cambiandone le regole d’ingaggio.>>

 

Conclusioni: Il maschilismo non è il contrario del femminismo in 5 punti

 

1. Il maschilismo è un atteggiamento, non un movimento sociale, il femminismo sì;
2. Il maschilismo non è legato a specifici eventi storici, per il femminismo è possibile inquadrare fasi della storia connotate dalla presenza dei movimenti femministi;
3. Il maschilismo parte dall’assunto che l’uomo sia superiore – fisicamente, socialmente, intellettualmente – alla donna. Il femminismo punta a una parità tra i due generi;
4. Il maschilismo presuppone delle gerarchie, il femminismo no;
5. Il maschilismo è una forma di sessismo, cioè una discriminazione nei confronti delle persone basata sul genere sessuale. Il femminismo non discrimina alcun genere.

Giornalista ed imprenditrice, esperta in tematiche riguardanti gli stereotipi di genere nella medicina. Titolare del centro Io Calabria e Direttrice di Io Calabria Magazine