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Il travaglio ha quattro fasi: La prima è detta latente o prodromica. Come riconoscerla?

P ossiamo contare 4 fasi del travaglio, la prima è la fase latente o prodromica, ed è importante sapere quale siano e come viverle al meglio. Avere accanto una persona qualificata come l’ostetrica facilita qualsiasi approccio e lo naturalizza nel miglior modo possibile. Il percorso di una gestante verso il parto di articola in 4 ben distinte fasi, che vanno dalla preparazione al travaglio, la nascita del bambino e l’espulsione della placenta. Ma soffermiamoci sulla prima fase, che è detta anche periodo prodromico o fase latente ed è quella in cui la data presunta del parto si avvicina e la futura mamma sente diversi cambiamenti. In realtà può capitare che tale fase non venga avvertita nettamente e, talvolta, il travaglio inizia quasi inaspettatamente.

 

Come Riconoscerla?

 

È una fase di preparazione, nella quale i tessuti della mamma si preparano al passaggio e all’uscita del bambino. Nel complesso ha una durata variabile ( da poche ore a qualche giorno) e non sempre è caratterizzata da segnali precisi. A volte passa addirittura inosservata, mentre in molti casi si accompagna a contrazioni preparatorie, che sono abbastanza irregolari e più o meno intense, ma sopportabili. Le contrazioni possono manifestarsi con una certa cadenza, arrestarsi per qualche ora e poi riprendere, soprattutto di notte. Alle contrazioni si aggiungono altri segnali come, per esempio, la perdita del tappo mucoso che chiude il collo uterino.

 

Che cosa succede?

 

Molte future mamme che non si rendono nemmeno conto di attraversare la fase prodromica del parto, dato che entrano immediatamente in travaglio attivo. Si tratta di una fase di passaggio, di adattamento dal punto di vista fisico ed emotivo, nella quale si provano svariate emozioni. Un misto tra il timore di affrontare l’incognita del travaglio e la gioia dell’incontro con il proprio bambino appena venuto al mondo. Un po’ per volta, il collo dell’utero si appiana, accorciandosi e assottigliandosi, fino ad assumere l’aspetto di un disco sottile per facilitare la dilatazione, in particolar modo, in base ai nuovi studi cervicometrici il nuovo cut-off per la diagnosi di travaglio attivo è posto a 5-6 cm di dilatazione. Questo rende evidente che la visita vaginale non è e non deve essere il primo metodo per porre diagnosi di fase latente o attiva del travaglio. Risulta utile un approccio in cui vengono considerate le reazioni delle donne, i messaggi verbali e non verbali, le modalità di respirazione, le reazioni comportamentali ed emozionali. Si considera difficile determinare il momento preciso dell’inizio della fase del travaglio per l’unicità di ciascuna donna nel presentare i differenti segni clinici.

 

Come viverla?

 

Dal punto di vista emotivo-comportamentale è la fase della conflittualità ovvero il conflitto tra il desiderio di entrare nell’esperienza e di starne fuori. È spesso caratterizzata da forti stati di ansia, paura, nuovi approcci ad un nuovo dolore mai sperimentato prima, situazioni di agitazione e bisogno di rassicurazione.

 

Che cosa fare durante la fase prodromica?

 

Ecco alcuni suggerimenti su come comportarsi in questa fase preparatoria e su come alleviare il fastidio delle contrazioni prodromiche.
Per prima cosa bisogna concentrarsi sulla respirazione e cercare di controllarla al meglio. Quando si sente la contrazione, inspirare lentamente attraverso il naso, trattenere il fiato per poco tempo e dopo espirare attraverso la bocca. Se si respira così per l’intera durata della contrazione, ci si sentirà davvero meglio. Rilassare anche i muscoli del viso e del corpo è fondamentale.
Mai dimenticarsi di fare movimento che aiuta la progressione del travaglio. Nel periodo prodromico del parto, è bene alternare brevi camminate ai momenti di riposo. Oscillare i fianchi e il bacino è un altro modo per ridurre i dolori prodromici del parto. Nel complesso, il movimento agevola il bambino a trovare la posizione migliore per il parto. Regolare i momenti dei pasti e degli spuntini tenendo ben presente di mangiare poco, ma spesso perché serve energia.
Fare un bagno o una doccia calda per rilassare i muscoli poiché il calore è di aiuto grazie alla sua capacità di ridurre la tensione. Durante questa fase del travaglio un bagno caldo ha un incredibile potere calmante e rilassante. Se poi si avvertono forti dolori alla schiena, conviene puntare il getto d’acqua alla base della colonna vertebrale. In alternativa, si possono utilizzare una borsa dell’acqua calda o dei teli caldi nello stesso punto.
Concedersi un massaggio, soprattutto nella zona lombare, per alleviare i dolori.
Riposare il più possibile.

Il mio nome è Maria Rita Genovese e sono un’ostetrica. Dopo aver concluso gli studi universitari, ho intrapreso l’attività portando le mie competenze sul territorio, frequentando un Master di primo livello in Ostetricia di Comunità. Da anni mi occupo di accompagnare e seguire le donne che si accingono a intraprendere una gravidanza con consulenze, corsi di accompagnamento alla nascita personalizzati, assistenza al travaglio, post partum e puerperio, fornendo loro sostegno e protezione e attivando interventi di promozione dell’allattamento al seno, il tutto senza tralasciare l’importanza dell’attività fisica svolta in acqua e in palestra, con corsi rivolti sia alle mamme che ai bebè. Accompagno le donne nell’importante percorso di prevenzione della loro salute, mi occupo del trattamento delle principali patologie della sfera genitale femminile. Sono esperta in riabilitazione e rieducazione del pavimento pelvico, con particolare focus sulla sfera della gravidanza-età fertile-adulta.