Top
a

Io Calabria Magazine

  /  Cultura   /  Lavande vaginali, a cosa servono? Storia, miti, pubblicità e utilità

Lavande vaginali, a cosa servono? Storia, miti, pubblicità e utilità

A   ssorbenti e detergenti intimi che ti aiutano a restare fresca, creme aromatiche per la vulva, maschere di bellezza per essere idratate, profumate e più belle. Perché crediamo che la vagina sia uno scolo putrido e che debba essere costantemente pulita e profumata? Da dove nasce questa idea e qual è il metodo più efficace (ammesso che servi)?  Deodoranti vaginali, saponi e salviette arrivano piuttosto tardi, il metodo più antico per una “vagina fresca e profumata, che ti aiuti a gestire gravidanze e il desiderio del tuo uomo”, da sempre sono le lavande vaginali.

 

Breve storia delle lavanda vaginale

 

La lavanda vaginale è stata la prima forma di controllo delle nascite largamente sostenuta dai medici e abbracciata da donne di tutte le razze e provenienze socioeconomiche. Nel 1832, Charles Knowlton, un dottore del New England, pubblicò un trattato medico in cui sosteneva che fare una lavanda antisettica dopo il sesso “favoriva la pulizia” e preveniva la gravidanza. Nel 1829, un articolo sul The Lancet suggeriva alle donne di lavarsi la vagina “sei o otto volte al giorno” siringandosi all’interno dell’acqua tiepida per tenere ogni cosa in perfetto ordine. Questo consiglio durò per tutto il XIX secolo. Nel 1880, per esempio, il Dott. Wing dichiarò che: << oltre mani, viso e piedi, una donna dovrebbe tenere pulita anche la vagina, iniettandosi all’interno acqua calda e acido fenico>>.
E poi ancora nel 1889 la Massachusetts Medical Society raccomandava di fare una lavanda vaginale alle donne in travaglio, così che “potessero cominciare con una vagina pulita, non solo per il proprio beneficio, ma pure per quello del bambino”.
I vittoriani preso molto sul serio le lavande vaginali, tanto che, nel 1843, il dottore parigino Maurice Eguisier (1813 – 1851) lanciò sul mercato l’Irrigatore Eguisier, un tubo e una pompa cilindrica a di pressione in metallo e porcellana, che venne prodotto in svariati modelli e dimensioni. Fare la lavanda con l’acqua è già abbastanza dannoso, ma, per prevenire gravidanza, all’acqua i dottori aggiunsero ogni genere di sostanza chimica (allume, acetato di piombo, cloruro, acido boracico, acido fenico, iodio, mercurio, zinco e disinfettante Lysol), in modo da uccidere lo sperma.

 

Tutto ciò ha contribuì a rafforzare il pregiudizio che la vagina di per sé fosse un ambiente maleodorante, qualcosa di sporco, da correggere, generando nelle donne l’ennesima insicurezza, difetto da debellare a suon di lavaggi intimi profumati.

 

Nel 1971, Essence Magazine pubblicò un articolo intitolato “ Miracoli di bellezza: nessun odore così dolce”, in cui, rivolgendosi alle donne, chiedeva: << Se tra la gente attirate l’attenzione più del solito, se il vostro vecchio uomo si allontana appena vi avvicinate a lui, allora è il momento di capire perché. Forse la vostra igiene non è a posto come dovrebbe essere… e questo è imperdonabile, miei care>>. L’articolo consigliava poi ogni genere di salviettina, sapone e deodorante, per assicurarsi che le donne potessero camminare per strada senza far svenire la gente al loro passaggio.

Oggi il marketing è meno (apparentemente) offensivo, ma la sostanza non cambia: la vulva puzza! Le mestruazioni fanno schifo, l’odore della vagina sa di pesce e non di rosa albina, schiarirla, profumarla, rassodarla, fare maschere di bellezza, rendere insomma i genitali belli è sinonimo di “benessere e pulizia”?

 

 

 

Ma la vagina ha davvero bisogno di essere pulita?

 

La vagina è un organo dotato di un sistema di autopulizia molto efficace. Essa mantiene un delicato equilibrio di microflora (batteri “buoni”) e un pH acido che proteggono da infezioni. Una pulizia interna aggressiva, come quella provocata dalle lavande, può alterare questo equilibrio naturale eliminando anche i batteri benefici. Questo impoverimento può aprire la strada a irritazioni, infezioni (come candidosi o vaginosi batterica) e persino problemi più gravi come infezioni pelviche.

La Dott.ssa Ostetrica Norma Raffa, spiega come sia facile alterare il microbiota vaginale:<< La vagina è un ambiente delicato, con caratteristiche proprie, un suo pH, microiota vaginale, che se alterato, può esporre al rischio di infezioni. L’igiene intima vaginale e vulvare è importante ma bisogna eseguirla correttamente. Le lavande vaginali non sempre sono la giusta soluzione, in quanto danno sì un senso di maggiore pulizia ma allo stesso tempo possono irritare i tessuti, dare secchezza e avere un effetto di pulizia anche per la flora batterica buona che è presente all’interno della nostra vagina e che ci difende dalle infezioni vaginali. È importante che vengano utilizzate le lavande vaginali solo se consigliate dal medico di fiducia e/o ostetrica di fiducia, perché significa che solo in quel determinato caso o sintomatologia la lavanda può essere un valido aiuto, evitare quindi di ricorrere a queste in autonomia e il loro uso routinario>>.

L’ecosistema vaginale è delicato e possiede un sistema di autopulizia naturale: le lavande vaginali quindi possono alterare l’equilibrio del microbiota, riducendo i batteri “buoni” e favorendo la crescita di microrganismi patogeni. Questo può portare a:
• aumento del rischio di vaginosi batterica,
• maggiore probabilità di malattie sessualmente trasmesse,
• rischio di malattia infiammatoria pelvica e infertilità,
• aumento del rischio di gravidanza ectopica e parti pretermine,
• secchezza vaginale,
• aggravamento di infezioni in atto.

Per questo motivo, l’uso non indicato o frequente delle lavande è fortemente sconsigliato. Molte donne scelgono di fare la lavanda vaginale con l’idea di “pulire più a fondo” la vagina rispetto a una normale igiene esterna. La lavanda viene utilizzata per rimuovere residui di sangue dopo il ciclo mestruale, attenuare cattivi odori o prurito intimo, o per una sensazione soggettiva di freschezza e pulizia interna. Alcune donne vi ricorrono anche dopo i rapporti sessuali o durante l’estate, quando si percepisce maggior sudore o umidità nella zona. Ma l’uso frequente o improprio di lavande vaginali può causare secchezza, irritazioni, e aumentare la probabilità di infezioni vaginali o trasmissioni di agenti patogeni risalendo fino all’utero. Inoltre, le cannule e gli strumenti utilizzati devono essere sterili, altrimenti rischiano di introdurre batteri nocivi. Le lavande non sono neppure efficaci come metodo contraccettivo o per prevenire malattie sessualmente trasmissibili, contro cui sono assolutamente inefficaci e potenzialmente dannose.

 

Quando la lavanda vaginale può essere utile

 

In alcuni casi specifici e sotto stretto controllo medico, la lavanda vaginale può essere prescritta come supporto terapeutico, ad esempio associata al trattamento della candida o di altre infezioni, per aiutare a lenire sintomi e potenziare l’effetto degli antivirali o antimicotici. In gravidanza è generalmente sconsigliata, a meno che non sia prescritta dallo specialista per particolari fastidi o condizioni cliniche

 

Consigli sull’igiene intima corretta

 

La migliore pratica per l’igiene intima quotidiana è il lavaggio delicato della sola parte esterna (vulva) con acqua tiepida e un detergente intimo con pH bilanciato, senza profumi o sostanze aggressive. Bisogna evitare di inserire prodotti detergenti o saponi all’interno della vagina. Indossare biancheria in cotone, evitare abiti troppo stretti e mantenere un’adeguata igiene durante il ciclo mestruale sono consigli fondamentali per prevenire fastidi e infezioni

Giornalista ed imprenditrice, esperta in tematiche riguardanti gli stereotipi di genere nella medicina. Titolare del centro Io Calabria e Direttrice di Io Calabria Magazine