“Una donna con le palle”: ad AGHIA SOPHIA FEST 5 lo spettacolo di Simonetta Musitano
In scena il 27 giugno, a Cosenza, durante la quinta edizione del festival AGHIA SOPHIA FEST, la Musitano porterà in scena “Una donna con le palle”, uno spettacolo che ribalta e decostruisce i ruoli di genere e le dinamiche sociali e culturali che siamo propensi ad attribuire alle persone.
Il progetto Simonetta Musitano nasce a Reggio Calabria nel 1993 da un uomo e una donna. Ma presto il duo si scioglie, e lei capisce che tutti i suoi soldi verranno devoluti all’ordine degli Psicologi. Umile, spontanea, vera, artista del popolo, sembra un’eterna vent’enne, il suo talento princiTale-princiPale è la spontaneità (ancora?), essere vera, umile (ma l’ha già detto), è il simbolo di chi lotta per arrivare ce l’ha fatta, e gli Italiani lo sanno. Lei nasce attrice e morirà, spera presto. La sua missione è quella di distruggere coi suoi monologhi il sistema binario eterocispatriarcale non da fuori… ma neanche da dentro eh, di lato, un po’ più in là, metti che si vuole sedere una persona anziana, che fai? Facendo ridere ma anche estroflettere, (no in realtà è far ricredere sua madre che quel concorso da operatrice ecologica non le serviva davvero, ce la può fare a campare anche da sola, aprendo che so, un crowfunding per trans pazze e ormonate, vedrai mamma, vedrai!). Lei non è solo attrice comica, è anche doppiatrice, autrice ed è apparsa a Comedy Central e Propaganda Live. Lei è la Pamela Prati di Roma Est: Simonetta Musitano!
Abbiamo fatto due chiacchiere con Simonetta, parlando di stand up comedy come strumento per ridicolizzare gli stereotipi e riscrivere nuove narrazioni, di dinamiche di potere varie ed eventuali, di progetti futuri e ovviamente del suo spettacolo

Secondo te la comicità ha la capicità di ribaltare – almeno in parte – le dinamiche di potere nella società? Può davvero incidere come spunto riflessivo? Creare uno spazio per una discussione costruttiva?
<< Sì, assolutamente la comicità ha il potere e non dico il dovere, però sicuramente una comicità che ha il coraggio di ribaltare dinamiche di potere è più interessante. Quindi sì assolutamente ha questo potere e sicuramente il momento in cui si sale su un palco, già soltanto per la sua prossemica e la sua morfologia, perché è posizionato più in alto rispetto a un pubblico, in quel momento succede qualcosa di politico di magico di partecipazione attiva, se salgo su un palco e prendo un microfono si ribalta la situazione. Poi se noi risignifichiamo tutto su una chiave, ovviamente come Io spesso analizzo le cose, con una chiave transfermista, Cioè se una donna trans sale su un palco e parla anche semplicemente di sé a un pubblico si sta creando un qualcosa di mai visto prima, le nostre narrazioni sono sempre state in mano ad altri, sempre oggetto di un punto di vista esterno, quindi sì c’è un ribaltamento delle dinamiche di potere. Per quanto riguarda lo spunto di riflessione, sì è verificato perché spesso mi hanno proprio ringraziato perché mi hanno proprio detto “grazie”. “Perché ho capito cose nuove”. “Esco con un bagaglio diverso”. Poi ovviamente no ad intellettualismi troppo concettuali, l’ironia, la comicità devono essere immediati e non ci si deve preoccupare di portare una riflessione. Ci deve essere un’urgenza. Quello sì, uno spunto. Un punto di vista su qualcosa. La riflessione è un risultato ma non fa parte del processo. E non deve esserlo necessariamente perché altrimenti appunto si rischia anche di allontanare il pubblico. La gente non vuole solamente riflettere, la risata è un momento di liberazione. Quel momento in cui vedi che a un certo punto il pubblico, dopo dopo una tensione si rilassa. Ecco quello è il momento esatto in cui nasce, poi già da sé la riflessione che pure se è sottesa però ti libera. Ecco, la risata è la liberazione di una tensione e poi su un piano meno. Consapevole a un certo punto la riflessione emerge da sé>>.
Nel tuo spettacolo “Una donna con le palle” affronti principalmente temi come l’identità di genere e le difficoltà dei giovani nel mondo del lavoro, pensi che in Italia ci sia margine di miglioramento o le nuove generazioni faranno sempre più fatica ad autodeterminarsi?
<< Io penso che questa generazione abbia molte più risorse e consapevolezza di sé, di chi vogliono essere di chi sono nel loro posizionamento, dei loro bisogni e non hanno paura di affermarsi e autodeterminarsi. Quello che noi stiamo assistendo è un momento storico e politico che cerca di virare indietro, perché vede una società che va tutto verso un’altra direzione. E ovviamente il potere vuole mantenere lo status quo, ma queste leggi repressive che creano sempre più una chiusura, un’incertezza, sono semplicemente dei tentavi per frenare un cambiamento culturale che secondo me ormai è in atto, perché ormai si stanno creando nuovi paradigmi. Se solo dessimo più opportunità ai giovani, se solo dessimo loro le risorse concrete per poter emergere sempre meglio, io credo che farebbero grandi cose queste generazioni, però non solo cercano ogni volta di toglierci le cose dalle mani, ma ci fanno continuamente credere che che siamo finiti e che non siamo mai abbastanza e che siamo sempre in difetto per qualcosa e invece io credo che questo non sia nient’altro che un atteggiamento paternalista, quest’eterno conflitto tra giovani e adulti è una dinamica di potere per tenerci a bada. È facile dire che noi giovani non non siamo adatti, è comodo>>.
Per te la stand up comedy è un’arma per ridicolizzare gli stereotipi e riscrivere la narrazione intorno a te stessa?
<<Sì chiaro, questo è sempre parte di un processo di consapevolezza di ciò che si sta facendo. Io parto sempre da un’urgenza di dire ragazzi “questa cosa è così, non è cosà” e quindi sì nasce da un’urgenza di comunicare e ovviamente poi ti accorgi che stai distruggendo uno stereotipo. Ovviamente ti riappropri più che riscrivere. C’è un processo di riappropriazione del proprio racconto. Anche semplicemente portare un punto di vista su un tema in qualche modo e distruggere uno stereotipo perché lo stereotipo altro non è che semplicemente mancanza di una narrazione autentica. E un prendere parola su qualcosa che non si conosce e cadere in una faciloneria solo per il gusto di far ridere, di suscitare una risata comoda, quella risata sarà un po’ vuota. Se sei autentico, racconti la tua storia, la gente non solo riderà, ma gli stai raccontando qualcosa che loro non avevano mai pensato>>.
Chi è Simonetta nel suo quotidiano, oltre il lavoro?
<< È una domanda che non mi aspettavo e che non mi ha mai fatto nessuno. Cerco molto di distinguere la Simonetta sul palcoscenico, sui social da ovviamente quella che sono, ma in realtà non faccio molta fatica a distinguerlo perché è qualcosa che mi viene molto naturale. Sicuramente quella parte di me che esce sul palcoscenico c’è anche nella vita reale, però ovviamente è molto esacerbata. Mi viene in mente il termine dopata perché ovviamente c’è l’adrenalina, cioè la carica che mi dà il pubblico. In quel momento sono qualcos’altro. Sono me stessa all’ennesima potenza, il cinismo, la forza e la voglia di ribaltare continuamente ogni certezza, e sono anche un po’ aggressiva sul palco, lo ammetto, ma è questo il bello di fare comicità. Quindi quello che non sono sul palco è quello che che sono la vita vera, sono una persona in realtà molto riflessiva tranquilla calma emotiva… tremendamente emotiva perché no anche insicura, me lo rivendico, c’’è sempre questa questa retorica del farsi vedere sempre vincente e questa paura di fare vedere le proprie fragilità, o al contrario la fragilità è ammessa solo come pornografia del dolore. Ovviamente una carta che io mi gioco sul palcoscenico è quella della donna trans vincente, ma perché c’è un bisogno, ovviamente di far vedere una narrazione che non sia sempre la sofferenza dell’essere trans. Poi però nella vita vera mi confronto continuamente con le mie contraddizioni con le mie insicurezze con le mie paure, con una società che cerca continuamente di metterci ai margini. Dicono di me che non sono una persona così semplice da maneggiare, questo me lo rivendico perché non mi piace essere troppo mansueta docile, comunque anche nella vita vera tiro fuori la grinta, e che sicuramente fuori dal palco esce di più il lato riflessivo ed emotivo. Però poi amo anche le cose semplici. Cioè mi piace andare a fare la spesa. Mi piace prendermi cura dei miei spazi della mia camera. Mi piace vedere gli amici, fare cene, aperitivi… cose semplici. Non vado quasi mai a ballare, già ho scelto una carriera che che mi fa fare continuamente su e giù, letteralmente, viaggiando ma anche emotivamente. Quindi poi nella vita vera cerco una una pacatezza, una serenità che ovviamente poi dopo un po’ mi stanca perché la verità è che un po’ mi piace vivere in queste montagne russe continue>>.
Dove vedere a Cosenza lo spettacolo di Simonetta Musitano?
Due giornate ricche di eventi, dibatti e riflessioni, accompagnate da musica, stand-up comedy, laboratori che trovano espressione da venerdì 27 giugno, nella poesia musicata del compianto Salvatore “Uccello” Iaccino, grazie all’impegno di Silvio Stellato e Giuseppe Bottino, nelle letture liberatorie proposte dalla Libreria Juna, nel talk con Dario Alì e Maria Cristina Caruso attorno al pericoloso concetto di “contronatura” e, ancora, nella stand-up comedy, in salsa queer, di Simonetta Musitano, per terminare, in prima serata, con momenti artistici e musicali dedicati esplicitamente alla figura del maestro Franco Battiato. Dal progetto audiovisivo “Radio Varsavia”, frutto dell’estro di Fabio Nirta coadiuvato da Rino Caccamo, a “Come un cammello in una grondaia”, un music show rutilante dove diversi artisti (solisti e band) reinterpreteranno i pezzi del maestro secondo la loro sensibilità, con la goliardica conduzione del duo Bonzo&Belmonte. Tra gli artisti che si esibiranno, Federico Cimini, Cassidy, Al the Coordinator, Anafem, Reevocati, Laripa, Ernesto Orrico & Massimo Garritano, Altea, Bassoprofilo e Plastic Farm Animals. La lunga giornata si chiuderà con un’emozionante osservazione delle stelle, poeticamente dedicata al compianto Franco Piperno, e guidata da Angelo Mendicelli.
La seconda giornata di festival, sabato 28 giugno, proseguirà con il labirinto ludico di Crescimondo, con il talk in compagnia del collettivo Ippolita e di Marco Philopat di Agenzia X, dedicato alle sottoculture e all’”hacking del sé”, per passare allo show inedito della scrittrice e podcaster Dueditanelcuore e catapultarci nella danzereccia e frenetica serata musicale in compagnia di Bassoprofilo e di AURORO BOREALO, per un live esplosivo e in esclusiva per il Sud Italia. Come sempre la serata si chiuderà in musica, con le note suonate da Discoduedita.
Inoltre, per tutta la durata del festival, verrà allestita una mostra dedicata all’arte di David Lynch e una all’inestimabile lavoro di Franco Basaglia. In più, area food capitanata da La Terra di Piero, area drink con i vini de Le Quattro Volte (e tanto altro), area relax immersi nel verde, a due passi dal fiume.
