Diastasi addominale: che cos’è, sintomi, pavimento pelvico e riabilitazione
La diastasi, di per sé, è un processo fisiologico, normale, a patto che si risolva entro 12 mesi dal parto. Dopo il parto, l’elasticità e la densità dei tessuti devono riprendere i valori iniziali e anche la profondità del “buco” e le sue dimensioni devono diminuire. Se questo non avviene, il primo segno è visivo. La pancia assume una forma innaturale, strana, e tende a gonfiarsi con il passare delle ore del giorno fino quasi ad assumere la forma che aveva durante la gravidanza.
Quali sono le cause della diastasi addominale?
Il problema non interessa solo la donna in età fertile, ma anche quella in postmenopausa e l’uomo. Fattori che possono determinare la comparsa della diastasi addominale, infatti, sono anche l’obesità e gli sforzi eccessivi associati a un’intensa attività fisica. La causa è dovuta allo stiramento del muscolo retto addominale per la pressione esercitata dall’interno dal continuo accrescimento dell’utero e del feto che, complice un nuovo equilibrio ormonale, favoriscono l’assottigliamento dei tessuti connettivi con la formazione della linea alba. Se la diastasi addominale insorge durante una gravidanza, ci sono maggiori probabilità che si ripresenti anche nelle successive. Lo sviluppo di questa separazione durante l’attesa non è prevedibile.
Ulteriori fattori di rischio:
• Età della gestante superiore ai 35 anni;
• Gravidanze gemellari;
• Precedenti gestazioni;
• Taglio cesareo;
• Aumento di peso;
• Alto peso del feto.
Pavimento pelvico e diastasi
La diastasi dei muscoli retti è una patologia con molteplici implicazioni funzionali che sconfinano dalla parete addominale anteriore e vanno a penalizzare diversi distretti corporei anche in apparenza distanti dall’addome. I muscoli retti dell’addome essendo abnormemente lontani e liberi di muoversi non esercitano più cosi bene la loro funzione contenitiva. La sovrapressione intraddominale che si dovrebbe generare durante la contrazione è notevolmente ridotta e questo a concatenazione penalizza lo svuotamento della vescica urinaria. Accade frequentemente che chi sia affetto da una diastasi dei muscoli retti, soffra spesso, di “incontinenza urinaria” anche se in realtà più che di una pura incontinenza, è più appropriato parlare di disturbi da “incompleto svuotamento vescicale”. Il soggetto è portato ad avere tendenzialmente la vescica piena, dovendo urinare più frequentemente della norma e classicamente sotto sforzo a “non riuscire a trattenersi”.
E’ netta la correlazione tra diastasi dei muscoli retti e disfunzioni del pavimento pelvico. La fisiopatologia a riguardo è molto complessa e vi sono diverse spiegazioni sul piano teorico, ma di fatto quando vi è una diastasi clinicamente significativa anche il pavimento pelvico si mostra rilassato con conseguente calo del tono a livello rettale e vaginale fino ad arrivare a varie forme di prolasso.
Come curare la diastasi addominale (tramite riabilitazione del pavimento pelvico) senza operazione chirurgica?
Stimolazione Elettrica Funzionale
La stimolazione elettrica funzionale (SEF) consiste in una tecnica passiva, indolore ed in ausilio alla chinesiterapia, che prevede l’utilizzo di apposite sonde emettitrici di impulsi elettrici. E’ utile nell’ipovalidità muscolare perineale, nell’incontinenza urinaria, nei casi di vescica iperattiva e per chi soffre di dolore pelvico cronico.
Biofeedback
Il biofeedback si basa sull’utilizzo di strumenti che permettono di misurare, registrare e trasformare un fenomeno fisiologico. Ad esempio, una contrazione volontaria del perineo può essere trasformata in un segnale, visivo o acustico, facilmente percepibile dal soggetto per aumentarne la consapevolezza.
Chinesiterapia
La Chinesiterapia consiste nel fare semplici esercizi di contrazione e rilassamento muscolare contemporaneamente a tecniche di visualizzazione e respirazione. Ciò consente una presa di coscienza e consapevolezza del proprio perineo ed un buon controllo muscolare durante attività quotidiane.
Quando invece è necessaria l’operazione chirurgica?
L’operazione chirurgica di addominoplastica, permette di richiudere la distanza che si è venuta a creare tra i due muscoli. In questa fase, il medico di chirurgia generale può intervenire anche con tecniche poco invasive come laparoscopia ed endoscopia mentre per quanto riguarda interventi di addominoplastica completa e mini addominoplastica, il medico di riferimento è il chirurgo plastico.
Va ricordato che la laparoscopia ha un tasso di incidenza di recidiva più alta rispetto all’endoscopia, alla laparoscopia robotica, alla chiusura dei retti attraverso addominoplastica e mini addominoplastica classici. Sia la questione estetica sia quella funzionale vengono risolte con l’intervento, che nel caso più invasivo, lascia una cicatrice simile a quella di un parto cesareo.